Marzo 1947. I VERBALI DEL PROCESSO: “Ho sparato
contro il trattato di pace”
Questo il racconto che Maria Pasquinelli fece
davanti ai giudici, nel corso del processo che si tenne nel marzo-aprile
1947, in cui fu condannata a morte.
«L'ho colpito
per protesta contro il trattato di pace e solo perché era il massimo
rappresentante dei Quattro Grandi a Pola. Lo avevo visto, di spalle, una
volta sola, il martedi precedente l'attentato. Non sapevo nulla di lui,
non conoscevo nemmeno il suo nome. Quando lo colpii, il generale non ebbe
l'impulso di scappare. Dapprima sparai due colpi, anche se mi parve di
sentire un solo colpo. Lui ebbe l'impulso di voltarsi per vedermi in faccia.
Ho nettamente presente lo sforzo che fece per voltarsi verso di me. Mi
sfuggì... sparai il terzo colpo. Solo allora il generale barcollando
si allontanò verso il comando. Rimasi sola. Mi accorsi che la sorpresa
mette l'attentatore in enorme superiorità rispetto agli altri. Non
intendo dire che i soldati presenti si comportarono da vili. Di fronte
alla sorpresa dei colpi chiunque sarebbe potuto scappare. Tornò
poco dopo un soldato, avanzò verso di me con il fucile puntato e
l'evidente intenzione di non spararmi. Non si avvicinò direttamente.
Ma camminava cercando quasi di aggirarmi. lo tenevo la rivoltella in mano,
ma puntata verso terra. Gli feci cenno che non intendevo sparare, ma egli
non poteva capire. Allora posai la rivoltella per terra. Mi prese e mi
condusse al comando». [Giovanni Morandi]
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